Raffaella Luglini, Presidente di Fondazione Ansaldo
Questo libro fortemente voluto da Fondazione Ansaldo è dedicato alla città di Genova, a testimonianza del profondo legame che ci unisce ed è un omaggio alle donne e agli uomini che hanno lavorato alla dolorosa demolizione del vecchio ponte e alla costruzione del nuovo. Questa pubblicazione rappresenta anche un rispettoso tributo alle 43 vittime che hanno tragicamente perso la vitanel crollo del vecchio ponte Morandi.
Abbiamo lasciato che a parlare fossero gli occhi, le mani, i volti di coloro che tenacemente hanno lavorato senza sosta, proseguendo l’opera, in sicurezza, persino in presenza di una minaccia tanto inattesa quanto temibile.
Gli archivi di Fondazione Ansaldo custodiscono importanti testimonianze di imprese del lavoro. Il nuovo ponte è una impresa straordinaria, che fa di Genova un modello per l’Italia e dell’Italia ,el mondo.
Affacciandoci dalle finestre di Villa Cattaneo dell’Olmo in Val Polcevera - da sempre sede della Fondazione – abbiamo visto questa impresa compiersi giorno dopo giorno e completarsi in un anno molto significativo per la Fondazione: quello dei 40 anni dalla prima apertura al pubblico dei prestigiosi archivi Ansaldo e dei 20 anni dalla costituzione.
Questo libro fortemente voluto da Fondazione Ansaldo è dedicato alla città di Genova, a testimonianza del profondo legame che ci unisce ed è un omaggio alle donne e agli uomini che hanno lavorato alla dolorosa demolizione del vecchio ponte e alla costruzione del nuovo. Questa pubblicazione rappresenta anche un rispettoso tributo alle 43 vittime che hanno tragicamente perso la vitanel crollo del vecchio ponte Morandi.
Abbiamo lasciato che a parlare fossero gli occhi, le mani, i volti di coloro che tenacemente hanno lavorato senza sosta, proseguendo l’opera, in sicurezza, persino in presenza di una minaccia tanto inattesa quanto temibile.
Gli archivi di Fondazione Ansaldo custodiscono importanti testimonianze di imprese del lavoro. Il nuovo ponte è una impresa straordinaria, che fa di Genova un modello per l’Italia e dell’Italia ,el mondo.
Affacciandoci dalle finestre di Villa Cattaneo dell’Olmo in Val Polcevera - da sempre sede della Fondazione – abbiamo visto questa impresa compiersi giorno dopo giorno e completarsi in un anno molto significativo per la Fondazione: quello dei 40 anni dalla prima apertura al pubblico dei prestigiosi archivi Ansaldo e dei 20 anni dalla costituzione.
Questa coincidenza di anniversari con il completamento del nuovo ponte è un monito per la Fondazione e per tutti coloro che con essa collaborano. Ci ricorda che anche la Fondazione è un ponte: tra due mondi, quello della cultura e quello dell’impresa; tra due tempi, quello passato – con tante esperienze da raccontare – e quello futuro, da progettare e costruire traendo insegnamento da tali esperienze; tra i valori del lavoro e quelli dell’impresa, pilastri della cultura industriale che Fondazione Ansaldo promuove partendo da Genova.
Alessandro Profumo, Amministratore Delegato di Leonardo
Quella di Genova è una storia di avanguardie e primati. Già oltre cento anni fa, il Capoluogo ligure era protagonista dalla nascente moderna industria manifatturiera di cui la Fondazione Ansaldo custodisce la memoria. Un percorso che ha visto, nel tempo, il suo territorio crescere e svilupparsi insieme all’allora Finmeccanica, oggi Leonardo. Un’eredità importante che, ai giorni nostri, proietta la città verso nuovi orizzonti e nuove opportunità.
La storia più recente ci racconta un altro importante traguardo: la straordinaria dedizione delle donne e degli uomini che, con il loro lavoro, hanno donato a Genova il suo nuovo Ponte, simbolo di rinascita e di speranza.
Chiaro, sobrio, innovativo. Un disegno leggero, che evoca le forme di una nave. Una struttura solida e sostenibile, che cattura la luce e la diffonde sul paesaggio circostante. Il nuovo Ponte di Genova racchiude in sé molti simboli e tutto il carattere della città per cui è stato creato: visionario, naturalmente propenso verso il mare e l’esplorazione di nuove terre e nuove possibilità. E, al contempo, pragmatico e capace di sfruttare le innovazioni che ogni epoca ha saputo offrire.
Ancora una volta, questa città e questo territorio continuano ad essere d’esempio e di ispirazione per tutto il Paese. Come genovese, non posso che guardare con ammirazione e orgoglio a questa capacità di rinnovarsi e saper reinventare il proprio destino. Come Amministratore Delegato di un Gruppo che in Genova e nella Liguria vede da sempre uno dei cardini del proprio sistema produttivo, desidero ribadire tutto l’impegno e l’ambizione di Leonardo nel continuare ad accompagnare questa Regione nel suo cammino di innovazione e progresso sostenibile.
Un’ambizione che trova in questa terra tutte le giuste premesse: una solida e radicata cultura industriale e una comunità di persone, capaci di trasformare ogni sfida in un’occasione di crescita e di rilancio verso il futuro.
Quella di Genova è una storia di avanguardie e primati. Già oltre cento anni fa, il Capoluogo ligure era protagonista dalla nascente moderna industria manifatturiera di cui la Fondazione Ansaldo custodisce la memoria. Un percorso che ha visto, nel tempo, il suo territorio crescere e svilupparsi insieme all’allora Finmeccanica, oggi Leonardo. Un’eredità importante che, ai giorni nostri, proietta la città verso nuovi orizzonti e nuove opportunità.
La storia più recente ci racconta un altro importante traguardo: la straordinaria dedizione delle donne e degli uomini che, con il loro lavoro, hanno donato a Genova il suo nuovo Ponte, simbolo di rinascita e di speranza.
Chiaro, sobrio, innovativo. Un disegno leggero, che evoca le forme di una nave. Una struttura solida e sostenibile, che cattura la luce e la diffonde sul paesaggio circostante. Il nuovo Ponte di Genova racchiude in sé molti simboli e tutto il carattere della città per cui è stato creato: visionario, naturalmente propenso verso il mare e l’esplorazione di nuove terre e nuove possibilità. E, al contempo, pragmatico e capace di sfruttare le innovazioni che ogni epoca ha saputo offrire.
Ancora una volta, questa città e questo territorio continuano ad essere d’esempio e di ispirazione per tutto il Paese. Come genovese, non posso che guardare con ammirazione e orgoglio a questa capacità di rinnovarsi e saper reinventare il proprio destino. Come Amministratore Delegato di un Gruppo che in Genova e nella Liguria vede da sempre uno dei cardini del proprio sistema produttivo, desidero ribadire tutto l’impegno e l’ambizione di Leonardo nel continuare ad accompagnare questa Regione nel suo cammino di innovazione e progresso sostenibile.
Un’ambizione che trova in questa terra tutte le giuste premesse: una solida e radicata cultura industriale e una comunità di persone, capaci di trasformare ogni sfida in un’occasione di crescita e di rilancio verso il futuro.
Marco Bucci, Sindaco di Genova e della Città Metropolitana
Il 14 agosto del 2018 , poche ore dopo la tragedia che ha spezzato la vita a 43 persone, nel primo incontro con la stampa, dopo aver organizzato i primi soccorsi, ho detto chiaro: “Genova non è una città in ginocchio”.
In queste parole c’è l’essenza del lavoro fatto da quell’istante in poi. Quella sera, ad esempio, tutte le 600 famiglie sfollate per il crollo del Morandi, avevano un posto dove dormire, in albergo. E dopo la prima settimana, avevamo già consegnato le prime case. Dopo lo smarrimento patito per quanto accaduto in quei tragici istanti, abbiamo subito reagito, non lasciando mai spazio alla resa. Siamo consapevoli, oggi, dopo quasi due anni di lavoro, che quel ponte – ispirato a un disegno che l'architetto Renzo Piano ha regalato alla città, proprio pochi giorni dopo il 14 di agosto – non è più solo un simbolo per Genova. Ma è diventato qualcosa di più grande.
Grazie all’impegno costante dei tecnici e degli operai, è diventato il simbolo di un’ Italia che resiste, che va avanti. La stessa Italia che non si è lasciata abbattere dalla pandemia, che tanto ha segnato le nostre vite.
Sono stati molti gli step affrontati dal cantiere in questo anno e mezzo: la demolizione dei tronconi del Morandi, l’esplosione controllata delle pile 10 e 11, i viaggi delle chiatte con i pezzi del nuovo ponte in arrivo da Castellamare di Stabia, la costruzione delle pile in calcestruzzo. Ma anche i sollevamenti delle parti di impalcato e, da ultima, la sistemazione della strada vera e propria con l’asfaltatura e le opere di finitura.
Nessuna delle persone che ha avuto occasione di partecipare a questa opera potrà mai scordare questa esperienza. Io per primo. Sono certo che ogni tecnico, ogni operaio, ogni persona che ha prestato il proprio servizio alla realizzazione del Ponte, porterà per sempre con sé un pezzetto di questo progetto. E, perché no, anche un pezzetto della nostra meravigliosa Genova.
Oggi, mentre in cantiere si continua a lavorare per concludere l’opera,
la città guarda già avanti, al dopo-Ponte e al progetto per il parco, firmato dall’architetto Stefano Boeri, che sorgerà proprio sotto il viadotto Polcevera. Il parco rappresenterà un’ occasione di recupero e di rilancio di un intero quartiere della nostra città. Ma sarà anche il punto del ricordo, con il memoriale dedicato alle 43 vittime di ponte Morandi. Perché quello che è accaduto non debba più succedere.
Mai più.
Il 14 agosto del 2018 , poche ore dopo la tragedia che ha spezzato la vita a 43 persone, nel primo incontro con la stampa, dopo aver organizzato i primi soccorsi, ho detto chiaro: “Genova non è una città in ginocchio”.
In queste parole c’è l’essenza del lavoro fatto da quell’istante in poi. Quella sera, ad esempio, tutte le 600 famiglie sfollate per il crollo del Morandi, avevano un posto dove dormire, in albergo. E dopo la prima settimana, avevamo già consegnato le prime case. Dopo lo smarrimento patito per quanto accaduto in quei tragici istanti, abbiamo subito reagito, non lasciando mai spazio alla resa. Siamo consapevoli, oggi, dopo quasi due anni di lavoro, che quel ponte – ispirato a un disegno che l'architetto Renzo Piano ha regalato alla città, proprio pochi giorni dopo il 14 di agosto – non è più solo un simbolo per Genova. Ma è diventato qualcosa di più grande.
Grazie all’impegno costante dei tecnici e degli operai, è diventato il simbolo di un’ Italia che resiste, che va avanti. La stessa Italia che non si è lasciata abbattere dalla pandemia, che tanto ha segnato le nostre vite.
Sono stati molti gli step affrontati dal cantiere in questo anno e mezzo: la demolizione dei tronconi del Morandi, l’esplosione controllata delle pile 10 e 11, i viaggi delle chiatte con i pezzi del nuovo ponte in arrivo da Castellamare di Stabia, la costruzione delle pile in calcestruzzo. Ma anche i sollevamenti delle parti di impalcato e, da ultima, la sistemazione della strada vera e propria con l’asfaltatura e le opere di finitura.
Nessuna delle persone che ha avuto occasione di partecipare a questa opera potrà mai scordare questa esperienza. Io per primo. Sono certo che ogni tecnico, ogni operaio, ogni persona che ha prestato il proprio servizio alla realizzazione del Ponte, porterà per sempre con sé un pezzetto di questo progetto. E, perché no, anche un pezzetto della nostra meravigliosa Genova.
Oggi, mentre in cantiere si continua a lavorare per concludere l’opera,
la città guarda già avanti, al dopo-Ponte e al progetto per il parco, firmato dall’architetto Stefano Boeri, che sorgerà proprio sotto il viadotto Polcevera. Il parco rappresenterà un’ occasione di recupero e di rilancio di un intero quartiere della nostra città. Ma sarà anche il punto del ricordo, con il memoriale dedicato alle 43 vittime di ponte Morandi. Perché quello che è accaduto non debba più succedere.
Mai più.
Giovanni Toti, Presidente della Regione Liguria
La costruzione del nuovo Ponte di Genova assume continuamente nuovi significati della storia del nostro Paese.
Il primo è derivato dalla tragedia del suo crollo. Quel giorno, quel terribile 14 agosto ha rappresentato anche il crollo della certezza che una cosa del genere non sarebbe mai potuta accadere. E invece accadde portando con sé la morte di 43 vittime innocenti il cui ricordo inestinguibile resterà sempre a monito della responsabilità e del rispetto con cui dobbiamo occuparci del nostro ambiente e delle nostre infrastrutture.
Il secondo segno è la compattezza con la quale i Liguri e le loro istituzioni hanno reagito a questa immane tragedia. Si sono costruite strade, si sono assistite famiglie, si sono sostenute aziende in difficoltà. Fin dai primi giorni la solidarietà è stato il linguaggio fondamentale di tutti i rapporti che si sono intrecciati sule rovine, sull’emergenza e sulla ricostruzione.
Il terzo significato è dato proprio dai contenuti di questo volumeche racconta i mille mestieri che hanno reso possibile la realizzazione di un’opera come questa e il rinsaldarsi di un orgoglio che avrebbe potuto sciogliersi per sempre. La lezione del lavoro è stata ancora una volta la chiave di un’identità della Liguria che trova sempre nella sua capacità di azione e di reazione la sua chiave di volta.
Purtroppo c’è anche un quarto significato di questa vicenda: non è con la costruzione di questo ponte meraviglioso che la Liguria può ritrovare un sistema di infrastrutture di mobilità efficiente. Anzi, proprio questi mesi hanno messo in evidenza una crisi che, se non opportunamente risolta, può portare la nostra regione a un tragico isolamento.
Al di là di qualsiasi analisi delle responsabilità del passato, è chiaro che il futuro stesso della nostra regione dipende dalla sua connessione con il resto del Paese e con l’Europa. Dobbiamo quindi aver chiaro che con la stessa forza e con lo stesso coraggio, con la stessa passione per il lavoro che abbiamo dimostrato nella costruzione di questo ponte, dobbiamo operare affinché la Liguria torni ad essere al centro di un sistema di connessioni fisiche (e virtuali) che ci consentano di creare nuove opportunità di crescita e di sviluppo per i nostri giovani.
È come se il meraviglioso esempio che abbiamo dato con il nostro lavoro deve continuare per costruire un altro ponte che, al di là dei suoi effetti pratici, ci connetta al futuro. La Liguria è una terra meravigliosa. Dobbiamo far di tutto perché le sue bellezze, i suoi sapori, i suoi profumi, la sua innovazione, la sua volontà di lavoro, la sua capacità di reazione diventino altrettante componenti di una identità capace di essere
in relazione con l’Italia e con il mondo.
Lo dobbiamo a noi stessi e a tutti i sacrifici e a tutte le fatiche che sono costati la ricostruzione di questo ponte.
La costruzione del nuovo Ponte di Genova assume continuamente nuovi significati della storia del nostro Paese.
Il primo è derivato dalla tragedia del suo crollo. Quel giorno, quel terribile 14 agosto ha rappresentato anche il crollo della certezza che una cosa del genere non sarebbe mai potuta accadere. E invece accadde portando con sé la morte di 43 vittime innocenti il cui ricordo inestinguibile resterà sempre a monito della responsabilità e del rispetto con cui dobbiamo occuparci del nostro ambiente e delle nostre infrastrutture.
Il secondo segno è la compattezza con la quale i Liguri e le loro istituzioni hanno reagito a questa immane tragedia. Si sono costruite strade, si sono assistite famiglie, si sono sostenute aziende in difficoltà. Fin dai primi giorni la solidarietà è stato il linguaggio fondamentale di tutti i rapporti che si sono intrecciati sule rovine, sull’emergenza e sulla ricostruzione.
Il terzo significato è dato proprio dai contenuti di questo volumeche racconta i mille mestieri che hanno reso possibile la realizzazione di un’opera come questa e il rinsaldarsi di un orgoglio che avrebbe potuto sciogliersi per sempre. La lezione del lavoro è stata ancora una volta la chiave di un’identità della Liguria che trova sempre nella sua capacità di azione e di reazione la sua chiave di volta.
Purtroppo c’è anche un quarto significato di questa vicenda: non è con la costruzione di questo ponte meraviglioso che la Liguria può ritrovare un sistema di infrastrutture di mobilità efficiente. Anzi, proprio questi mesi hanno messo in evidenza una crisi che, se non opportunamente risolta, può portare la nostra regione a un tragico isolamento.
Al di là di qualsiasi analisi delle responsabilità del passato, è chiaro che il futuro stesso della nostra regione dipende dalla sua connessione con il resto del Paese e con l’Europa. Dobbiamo quindi aver chiaro che con la stessa forza e con lo stesso coraggio, con la stessa passione per il lavoro che abbiamo dimostrato nella costruzione di questo ponte, dobbiamo operare affinché la Liguria torni ad essere al centro di un sistema di connessioni fisiche (e virtuali) che ci consentano di creare nuove opportunità di crescita e di sviluppo per i nostri giovani.
È come se il meraviglioso esempio che abbiamo dato con il nostro lavoro deve continuare per costruire un altro ponte che, al di là dei suoi effetti pratici, ci connetta al futuro. La Liguria è una terra meravigliosa. Dobbiamo far di tutto perché le sue bellezze, i suoi sapori, i suoi profumi, la sua innovazione, la sua volontà di lavoro, la sua capacità di reazione diventino altrettante componenti di una identità capace di essere
in relazione con l’Italia e con il mondo.
Lo dobbiamo a noi stessi e a tutti i sacrifici e a tutte le fatiche che sono costati la ricostruzione di questo ponte.